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TONE SPRING
CHI SIAMO
Tone Spring è una start-up innovativa formata da fisici che, assieme a giovani musicisti e psicologi, hanno sviluppato brevetti che permettono di concepire apparati elettronici che hanno la speciale caratteristica di restituire effettivamente inalterato il carattere naturale dei suoni. Il risultato è stato ottenuto con anni di ricerca e sperimentazione, utilizzando le competenze possedute nella fisica della materia, nell’elettronica, nonché nella psicologia.
Tale interdisciplinarità di competenze si è resa necessaria perché da molti decenni si è universalmente radicata tra gli esperti dell’elettronica audio la convinzione per cui, siccome si sanno già da molto tempo costruire amplificatori audio che hanno misure strumentali quasi ideali, anche la qualità del suono riprodotto sarebbe perfetta. A fronte di ciò, però, gli utenti manifestano spesso un insoddisfacente giudizio di ascolto, vedi, ad esempio, il successo di prodotti che emulano gli antichi amplificatori a valvole, oppure il revival dei dischi in vinile la cui qualità per resa sonora è giudicata superiore a quella dell’audio digitale.
Secondo gli esperti, questo stato di cose non sarebbe affatto dovuto a imperfezioni tecniche degli amplificatori, ritenuti al di sopra di ogni sospetto, bensì rifletterebbe un mero giudizio di tipo psicologico-soggettivo dell’ascoltatore. Si tratterebbe, cioè, di una particolare predilezione da parte dell’orecchio umano per suoni riprodotti in modo “troppo perfetto”, come appunto avverrebbe con le migliori apparecchiature HiFi. Cioè, l’orecchio umano preferirebbe il tipo di suono che si ottiene con apparecchi imperfetti che emulano gli antichi amplificatori a valvole, o quelli che utilizzano i dischi vintage.
Noi di Tone Spring non condividiamo affatto tali convinzioni dei competitor, perché le nostre invenzioni hanno dimostrato che non vi è alcuna suggestione soggettiva dell’ascoltatore nell’esprimere sgradevolezza del suono utilizzando gli apparati dei competitor, perché essi, per ragioni squisitamente tecnico-oggettive, sono ben lungi dal riprodurre il suono in modo perfetto, come generalmente si ritiene.
Il problema della riproduzione del suono e la soluzione trovata con i brevetti Tone Spring
Per comprendere in cosa consistono le invenzioni di cui Tone Spring detiene la proprietà intellettuale, possiamo immaginare un esperimento che probabilmente molti avranno fatto, cioè, assistere a un karaoke e confrontare la voce di un amico oppure quella nostra stessa, quando l’apparecchio è acceso oppure spento. Probabilmente attribuiremo alla cattiva qualità dell’apparecchio il fatto che percepiamo comunque un senso di falsità e mancanza di naturalezza rispetto all’ascolto senza amplificazione. Resteremo però sorpresi sapendo che una simile sensazione di innaturalezza dei suoni la percepiremmo anche con un’apparecchiatura di altissima qualità, come ad esempio sono quelle di importanti sale di conferenze, auditori o teatri. Lo dimostra lo stesso cantante Francesco De Gregori che, in un documentario sulle prove in un auditorio di Milano, si rivolge al suo fonico esclamando: “Ma perché la voce che esce dagli altoparlanti è sempre così brutta”! Come possiamo spiegarci tale giudizio considerando che De Gregori certamente si serve da sempre dell’apporto di apparecchiature e anche di fonici di prim’ordine?
Proviamo a capire cosa vuol significare De Gregori quando definisce brutta la sua voce quando è riprodotta dagli altoparlanti. Brutta vuole certamente intendere una voce non naturale, artefatta e anche fastidiosa, specie per un ascolto prolungato, come spesso si fa durante le prove.
D’altra parte, molti di noi avrà certamente provato fastidio durante concerti dal vivo, e probabilmente avremmo attribuito quel fastidio al volume magari troppo alto dell’amplificazione. Le cose non stanno così.
L’importanza degli armonici di un suono
Con i brevetti Tone Spring dimostriamo che il fastidio di ascolto deriva principalmente da un tipo di alterazione che i comuni apparati elettronici audio producono. L’alterazione agisce in quelli che in un brano musicale o in una voce rappresentano gli elementi più fondamentali che ne determinano il carattere e l’unicità: essi sono le componenti armoniche di quella musica o di quella voce. Tali elementi svolgono la stessa funzione che le impronte digitali hanno per identificare una persona, e che, cioè, rendono unica quella persona tra miliardi di altre. Allo stesso modo, il suono di una voce o anche di un semplice accordo di uno strumento musicale è accompagnata da una ben determinata combinazione di infinite componenti armoniche che, appunto, rendono unici quei suoni.
Facciamo ancora un passo avanti per comprendere perché le componenti armoniche di un suono sono tanto importanti per rendere evidente il carattere e l’unicità di una voce o di una musica. Riflettiamo allora sul fatto che è molto agevole riconoscere una persona che ci è familiare se ascoltiamo la sua voce, e magari potremmo farlo anche al buio. Basterà infatti chiederle di pronunciare qualche parola per riconoscerla subito tra molte altre. Ci risulterebbe invece impossibile farlo se le chiedessimo di emettere solo un semplice fischio monotòno, cioè un suono a una sola frequenza (generalmente attorno ai 700 Hz). Un fischio monotòno è, infatti, un suono banale, privo d’individualità e di carattere specifico. L’articolazione delle parole, invece, avviene attraverso l’emissione della moltitudine di micro-transienti associati alla dizione, ad esempio, di una p seguita da una i, seguita da una s, seguita da una t, ecc. Si tratta di emissioni troncate a ciascuna delle quali è associata (per le ragioni scientifico-matematiche dell’analisi di Fourier, che qui non approfondiamo) una ben determinata infinità di suoni elementari istantanei a una determinata frequenza e con una determinata intensità. Ebbene, proprio tale determinata moltitudine di elementari suoni istantanei (ciascuno con determinate intensità e frequenza) rappresentano, appunto, le componenti armoniche che permettono di distinguere una voce o l’accordo di uno strumento musicale tra molti altri fenomeni simili.
Gli amplificatori per chitarra prima che apparisse l’invenzione Tone Spring
Il pattern di componenti armoniche di una voce rappresenta per loro, dunque, una sorta di carta d’identità. La loro alterazione ha come effetto quello di renderla innaturale, brutta, come si lamenta Francesco De Gregori. Lo stesso accade, ad esempio, quando ascoltiamo l’accordo di una chitarra: senza amplificazione elettronica, distinguiamo perfettamente gli attacchi delle note, i transienti e la ricchezza timbrica e armonica del suono emesso dallo strumento. Con un comune amplificatore per chitarra, anche di rinomatissima qualità, invece, la vivezza dei transienti si perde, cioè gli armonici appaiono come inceneriti. La perdita è accompagnata da un senso di fastidio, specie quando la durata dell’ascolto si prolunga nel tempo. Insomma, accade qualcosa di molto simile proprio a quanto riscontrato da De Gregori. Egli giudica brutta la sua voce perché molto diversa dalla propria che ben conosce. Brutta, significa quindi artefatta, al punto di renderla non più ben indistinguibile dalla voce di altre persone.
Gli apparati di amplificazione tendono a omologare e standardizzare i suoni proprio perché ne alterano gli armonici. Tale fenomeno sussiste anche negli amplificatori per chitarra, anche i più rinomati. Come possono allora soddisfare effettivamente la libertà artistica ed espressiva dei musicisti? Quelle elettroniche imprimono infatti al suono, già suonando nel modo clean, un effetto di standardizzazione e omologazione che non può essere assolutamente controllato o evitato dall’utente. Tale alterazione è impressa per ragioni intrinseche alla stessa elettronica, non per scelte volute dal musicista oppure dal costruttore.
È certamente vero che le generazioni di musicisti, jazz, rock, ecc., si sono formati con amplificatori nati ormai ottanta anni fa (e con i loro cloni più moderni). Quegli antichi amplificatori, però, altro non erano che meri adattamenti per le chitarre degli amplificatori per cinematografo. Nessuna ricerca sul tipo di suono voluto fu quindi compiuta.
Le invenzioni Tone Spring mostrano come stanno le cose e. soprattutto, che un musicista finalmente può contare su un amplificatore non affetto dal disturbo intrinseco che altera e incenerisce le componenti armoniche di un suono, come inevitabilmente accade con gli apparati competitor.
Il nuovo amplificatore per chitarra Tone Spring MA283
Alla base dei brevetti Tone Spring vi è dunque l’identificazione di un fenomeno fisico prima sconosciuto, che è stato denominato disturbo antiarmonico. Esso si origina all’interno della circuitazione elettronica e ha come effetto quello di alterare le componenti armoniche che caratterizzano un suono. Ecco perché il contenuto armonico di uno strumento musicale rappresenta il massimo valore per un musicista: pensiamo infatti a un violino Stradivari messo a confronto con uno violino di minor pregio. La sonorità, cioè l’enormemente superiore ricchezza degli armonici rappresenta il valore principale dello Stradivari.
Simili argomenti si applicano anche quando uno strumento musicale ha bisogno di essere supportato dall’amplificazione elettronica, com’è il caso di una chitarra elettrica. Se essa è collegata a una comune apparato di amplificazione anche di ottima qualità, che comunque è stato concepito ignorando l’esistenza del fenomeno “disturbo antiarmonico”, inevitabilmente, al suono che fuoriesce dall’altoparlante è impresso lo stesso tipo d’incenerimento degli armonici che ha fatto ritenere da De Gregori brutta la sua stessa voce.
L’amplificatore per chitarra MA 283 è il primo dei prodotti del marchio Tone Spring, tutti interamente Made in Italy. L’apparecchio ha la speciale caratteristica di essere un electroacoustic noise-free amplifier, cioè è privo del disturbo che invece è intrinseco alle elettroniche di qualsiasi altro apparato simile. Il disturbo è di natura elettroacustica perché è il risultato delle micro-sollecitazioni di tipo elettromeccanico prodotte dal segnale del pick-up dello strumento musicale nei materiali che costituiscono i componenti circuitali.
L’amplificatore MA 283 è dotato di un particolare tipo di distorsore brevettato che ha la caratteristica di rispettare anch’esso il requisito di mantenere intatto lo spettro armonico del segnale, In questo caso, poiché si tratta di un suono intenzionalmente distorto dal musicista, il segnale contiene solo le alterazioni volute con il distorsore, senza alcuna standardizzazione del suono impressa dal disturbo elettroacustico. In sostanza, il suono ottenuto dall’impronta del segnale proveniente dal pick-up, non subisce comunque alcun’altra alterazione, se non quella impressa dall’uso del distorsore, e senza alcuna imposizione prodotta dal disturbo intrinseco all’elettronica, che altera fortemente gli armonici del suono e su tale modificazione il musicista non può in alcun modo agire.
È importante notare che l’amplificatore Tone Spring MA283 impiega nei propri circuiti un numero di componenti pari a circa ben tre volte quelli utilizzati nei migliori amplificatori con cui ha senso compiere confronti. Ciò nonostante, le dimensioni dell’apparato sono comunque confrontabili con quelle dei migliori amplificatori competitor.
Il maggior numero di componenti, così come l’aver suddiviso l’intero apparato in due moduli distinti, rappresentano scelte assolutamente necessarie e funzionali per operare la soppressione del disturbo intrinseco all’elettronica, specialissima caratteristica dell’invenzione.
Il significato del brand Tone Spring
A questo punto possiamo comprendere che il significato dello stesso brand Tone Spring, riflette proprio la qualità di unicità del suono prodotto. Con l’amplificatore Tone Spring MA 283 il musicista ha, infatti, assai maggior libertà artistica ed espressiva di creare il tipo di suono voluto: un po’ come avverrebbe per un pittore che venga finalmente ad avere a disposizione molte decine di colori invece che solo poche unità.
Tone Spring significa allora: la sorgente del tone, cioè, del carattere, colore e individualità del suono che il musicista ricerca.
Chi siamo
Tone Spring è una start-up innovativa formata da fisici che, assieme a giovani musicisti e psicologi, hanno sviluppato brevetti che permettono di concepire apparati elettronici che hanno la speciale caratteristica di restituire effettivamente inalterato il carattere naturale dei suoni. Il risultato è stato ottenuto con anni di ricerca e sperimentazione, utilizzando le competenze possedute nella fisica della materia, nell’elettronica, nonché nella psicologia.
Tale interdisciplinarità di competenze si è resa necessaria perché da molti decenni si è universalmente radicata tra gli esperti dell’elettronica audio la convinzione per cui, siccome si sanno già da molto tempo costruire amplificatori audio che hanno misure strumentali quasi ideali, anche la qualità del suono riprodotto sarebbe perfetta. A fronte di ciò, però, gli utenti manifestano spesso un insoddisfacente giudizio di ascolto, vedi, ad esempio, il successo di prodotti che emulano gli antichi amplificatori a valvole, oppure il revival dei dischi in vinile la cui qualità per resa sonora è giudicata superiore a quella dell’audio digitale.
Secondo gli esperti, questo stato di cose non sarebbe affatto dovuto a imperfezioni tecniche degli amplificatori, ritenuti al di sopra di ogni sospetto, bensì rifletterebbe un mero giudizio di tipo psicologico-soggettivo dell’ascoltatore. Si tratterebbe, cioè, di una particolare predilezione da parte dell’orecchio umano per suoni riprodotti in modo “troppo perfetto”, come appunto avverrebbe con le migliori apparecchiature HiFi. Cioè, l’orecchio umano preferirebbe il tipo di suono che si ottiene con apparecchi imperfetti che emulano gli antichi amplificatori a valvole, o quelli che utilizzano i dischi vintage.
Noi di Tone Spring non condividiamo affatto tali convinzioni dei competitor, perché le nostre invenzioni hanno dimostrato che non vi è alcuna suggestione soggettiva dell’ascoltatore nell’esprimere sgradevolezza del suono utilizzando gli apparati dei competitor, perché essi, per ragioni squisitamente tecnico-oggettive, sono ben lungi dal riprodurre il suono in modo perfetto, come generalmente si ritiene.
Il problema della riproduzione del suono e la soluzione trovata con i brevetti Tone Spring
Per comprendere in cosa consistono le invenzioni di cui Tone Spring detiene la proprietà intellettuale, possiamo immaginare un esperimento che probabilmente molti avranno fatto, cioè, assistere a un karaoke e confrontare la voce di un amico oppure quella nostra stessa, quando l’apparecchio è acceso oppure spento. Probabilmente attribuiremo alla cattiva qualità dell’apparecchio il fatto che percepiamo comunque un senso di falsità e mancanza di naturalezza rispetto all’ascolto senza amplificazione. Resteremo però sorpresi sapendo che una simile sensazione di innaturalezza dei suoni la percepiremmo anche con un’apparecchiatura di altissima qualità, come ad esempio sono quelle di importanti sale di conferenze, auditori o teatri. Lo dimostra lo stesso cantante Francesco De Gregori che, in un documentario sulle prove in un auditorio di Milano, si rivolge al suo fonico esclamando: “Ma perché la voce che esce dagli altoparlanti è sempre così brutta”! Come possiamo spiegarci tale giudizio considerando che De Gregori certamente si serve da sempre dell’apporto di apparecchiature e anche di fonici di prim’ordine?
Proviamo a capire cosa vuol significare De Gregori quando definisce brutta la sua voce quando è riprodotta dagli altoparlanti. Brutta vuole certamente intendere una voce non naturale, artefatta e anche fastidiosa, specie per un ascolto prolungato, come spesso si fa durante le prove.
D’altra parte, molti di noi avrà certamente provato fastidio durante concerti dal vivo, e probabilmente avremmo attribuito quel fastidio al volume magari troppo alto dell’amplificazione. Le cose non stanno così.
L’importanza degli armonici di un suono
Con i brevetti Tone Spring dimostriamo che il fastidio di ascolto deriva principalmente da un tipo di alterazione che i comuni apparati elettronici audio producono. L’alterazione agisce in quelli che in un brano musicale o in una voce rappresentano gli elementi più fondamentali che ne determinano il carattere e l’unicità: essi sono le componenti armoniche di quella musica o di quella voce. Tali elementi svolgono la stessa funzione che le impronte digitali hanno per identificare una persona, e che, cioè, rendono unica quella persona tra miliardi di altre. Allo stesso modo, il suono di una voce o anche di un semplice accordo di uno strumento musicale è accompagnata da una ben determinata combinazione di infinite componenti armoniche che, appunto, rendono unici quei suoni.
Facciamo ancora un passo avanti per comprendere perché le componenti armoniche di un suono sono tanto importanti per rendere evidente il carattere e l’unicità di una voce o di una musica. Riflettiamo allora sul fatto che è molto agevole riconoscere una persona che ci è familiare se ascoltiamo la sua voce, e magari potremmo farlo anche al buio. Basterà infatti chiederle di pronunciare qualche parola per riconoscerla subito tra molte altre. Ci risulterebbe invece impossibile farlo se le chiedessimo di emettere solo un semplice fischio monotòno, cioè un suono a una sola frequenza (generalmente attorno ai 700 Hz). Un fischio monotòno è, infatti, un suono banale, privo d’individualità e di carattere specifico. L’articolazione delle parole, invece, avviene attraverso l’emissione della moltitudine di micro-transienti associati alla dizione, ad esempio, di una p seguita da una i, seguita da una s, seguita da una t, ecc. Si tratta di emissioni troncate a ciascuna delle quali è associata (per le ragioni scientifico-matematiche dell’analisi di Fourier, che qui non approfondiamo) una ben determinata infinità di suoni elementari istantanei a una determinata frequenza e con una determinata intensità. Ebbene, proprio tale determinata moltitudine di elementari suoni istantanei (ciascuno con determinate intensità e frequenza) rappresentano, appunto, le componenti armoniche che permettono di distinguere una voce o l’accordo di uno strumento musicale tra molti altri fenomeni simili.
Gli amplificatori per chitarra prima che apparisse l’invenzione Tone Spring
Il pattern di componenti armoniche di una voce rappresenta per loro, dunque, una sorta di carta d’identità. La loro alterazione ha come effetto quello di renderla innaturale, brutta, come si lamenta Francesco De Gregori. Lo stesso accade, ad esempio, quando ascoltiamo l’accordo di una chitarra: senza amplificazione elettronica, distinguiamo perfettamente gli attacchi delle note, i transienti e la ricchezza timbrica e armonica del suono emesso dallo strumento. Con un comune amplificatore per chitarra, anche di rinomatissima qualità, invece, la vivezza dei transienti si perde, cioè gli armonici appaiono come inceneriti. La perdita è accompagnata da un senso di fastidio, specie quando la durata dell’ascolto si prolunga nel tempo. Insomma, accade qualcosa di molto simile proprio a quanto riscontrato da De Gregori. Egli giudica brutta la sua voce perché molto diversa dalla propria che ben conosce. Brutta, significa quindi artefatta, al punto di renderla non più ben indistinguibile dalla voce di altre persone.
Gli apparati di amplificazione tendono a omologare e standardizzare i suoni proprio perché ne alterano gli armonici. Tale fenomeno sussiste anche negli amplificatori per chitarra, anche i più rinomati. Come possono allora soddisfare effettivamente la libertà artistica ed espressiva dei musicisti? Quelle elettroniche imprimono infatti al suono, già suonando nel modo clean, un effetto di standardizzazione e omologazione che non può essere assolutamente controllato o evitato dall’utente. Tale alterazione è impressa per ragioni intrinseche alla stessa elettronica, non per scelte volute dal musicista oppure dal costruttore.
È certamente vero che le generazioni di musicisti, jazz, rock, ecc., si sono formati con amplificatori nati ormai ottanta anni fa (e con i loro cloni più moderni). Quegli antichi amplificatori, però, altro non erano che meri adattamenti per le chitarre degli amplificatori per cinematografo. Nessuna ricerca sul tipo di suono voluto fu quindi compiuta.
Le invenzioni Tone Spring mostrano come stanno le cose e. soprattutto, che un musicista finalmente può contare su un amplificatore non affetto dal disturbo intrinseco che altera e incenerisce le componenti armoniche di un suono, come inevitabilmente accade con gli apparati competitor.
Il nuovo amplificatore per chitarra Tone Spring MA283
Alla base dei brevetti Tone Spring vi è dunque l’identificazione di un fenomeno fisico prima sconosciuto, che è stato denominato disturbo antiarmonico. Esso si origina all’interno della circuitazione elettronica e ha come effetto quello di alterare le componenti armoniche che caratterizzano un suono. Ecco perché il contenuto armonico di uno strumento musicale rappresenta il massimo valore per un musicista: pensiamo infatti a un violino Stradivari messo a confronto con uno violino di minor pregio. La sonorità, cioè l’enormemente superiore ricchezza degli armonici rappresenta il valore principale dello Stradivari.
Simili argomenti si applicano anche quando uno strumento musicale ha bisogno di essere supportato dall’amplificazione elettronica, com’è il caso di una chitarra elettrica. Se essa è collegata a una comune apparato di amplificazione anche di ottima qualità, che comunque è stato concepito ignorando l’esistenza del fenomeno “disturbo antiarmonico”, inevitabilmente, al suono che fuoriesce dall’altoparlante è impresso lo stesso tipo d’incenerimento degli armonici che ha fatto ritenere da De Gregori brutta la sua stessa voce.
L’amplificatore per chitarra MA 283 è il primo dei prodotti del marchio Tone Spring, tutti interamente Made in Italy. L’apparecchio ha la speciale caratteristica di essere un electroacoustic noise-free amplifier, cioè è privo del disturbo che invece è intrinseco alle elettroniche di qualsiasi altro apparato simile. Il disturbo è di natura elettroacustica perché è il risultato delle micro-sollecitazioni di tipo elettromeccanico prodotte dal segnale del pick-up dello strumento musicale nei materiali che costituiscono i componenti circuitali.
L’amplificatore MA 283 è dotato di un particolare tipo di distorsore brevettato che ha la caratteristica di rispettare anch’esso il requisito di mantenere intatto lo spettro armonico del segnale, In questo caso, poiché si tratta di un suono intenzionalmente distorto dal musicista, il segnale contiene solo le alterazioni volute con il distorsore, senza alcuna standardizzazione del suono impressa dal disturbo elettroacustico. In sostanza, il suono ottenuto dall’impronta del segnale proveniente dal pick-up, non subisce comunque alcun’altra alterazione, se non quella impressa dall’uso del distorsore, e senza alcuna imposizione prodotta dal disturbo intrinseco all’elettronica, che altera fortemente gli armonici del suono e su tale modificazione il musicista non può in alcun modo agire.
È importante notare che l’amplificatore Tone Spring MA283 impiega nei propri circuiti un numero di componenti pari a circa ben tre volte quelli utilizzati nei migliori amplificatori con cui ha senso compiere confronti. Ciò nonostante, le dimensioni dell’apparato sono comunque confrontabili con quelle dei migliori amplificatori competitor.
Il maggior numero di componenti, così come l’aver suddiviso l’intero apparato in due moduli distinti, rappresentano scelte assolutamente necessarie e funzionali per operare la soppressione del disturbo intrinseco all’elettronica, specialissima caratteristica dell’invenzione.
Il significato del brand Tone Spring
A questo punto possiamo comprendere che il significato dello stesso brand Tone Spring, riflette proprio la qualità di unicità del suono prodotto. Con l’amplificatore Tone Spring MA 283 il musicista ha, infatti, assai maggior libertà artistica ed espressiva di creare il tipo di suono voluto: un po’ come avverrebbe per un pittore che venga finalmente ad avere a disposizione molte decine di colori invece che solo poche unità.
Tone Spring significa allora: la sorgente del tone, cioè, del carattere, colore e individualità del suono che il musicista ricerca.